NEWSLETTER BIBLIOTECA "DI VITTORIO" - MARZO 2025
Ben ritrovate e ben ritrovati,
marzo e le sue promesse di primavera ci trovano intenti a imbastire un mese, quello di aprile, denso di iniziative. Il Bergamo Film Meeting è giunto al termine e anche quest’anno le proposte per la sezione documentaristica “Visti da vicino” sono molto valide e variegate. Il premio CGIL Bergamo è stato assegnato a: “Mutterland” di Miriam Pucitta mentre la giuria composta da funzionari e funzionarie della Camera del lavoro Territoriale ha scelto “Dear Beautiful Beloved” di Juri Rechinsky come documentario vincitore per il premio “La sortie des usines” e una Menzione Speciale è stata assegnata a “Personale” di Carmen Trocker.
- Aprile si aprirà con la mostra “Lavoro? Sicuro” per cui hanno lavorato negli scorsi mesi diverse realtà. La mostra inaugura il 4 aprile alle 18.30 presso gli spazi di Fondazione Dalmine. Seguirà comunicazione ad hoc
- Il 10 aprile alle ore 17.30 in sala Lama (sede CGIL Bergamo) avremo il piacere di ospitare l’autrice Alessandra De Fiori che presenterà il suo libro “Una storia da raccontare”. L’incontro sarà accompagnato da musica dal vivo. Si tratta di un’iniziativa di Anpi sezione “Brach”, SPI, FLC e biblioteca Di Vittorio. Seguirà comunicazione ad hoc
- In occasione dell’ottantesimo dalla Liberazione dal nazifascismo l’Archivio del Lavoro di Sesto San Giovanni e le Camere Territoriali del Lavoro della Lombardia propongono la mostra: “Non chiamiamole solo staffette. La scelta delle donne nella Resistenza e per l’emancipazione” che inaugurerà presso gli spazi dell’Archivio del Lavoro il 14 aprile. Seguirà comunicazione ad hoc. La biblioteca Di Vittorio ha contribuito selezionando le storie di tre donne che hanno avuto un ruolo nella Resistenza e sono poi entrate a far parte della CGIL di Bergamo o comunque hanno combattuto per i diritti di lavoratrici e lavoratori. I tre profili selezionati sono quelli di Erminia Agazzi, Lucia Nozza e Lidia Minardi.
Diamo ora spazio ai nostri libri. Questo mese abbiamo cercato di fornire una miscellanea di stimoli di lettura molto diversi tra loro che speriamo solletichino la curiosità di lettrici e lettori. Iniziamo con “WORK. Il lavoro dalla A alla Z” un albo illustrato di Armin Greder che con le sue tavole ci parla di chi deve guadagnarsi da vivere, di chi non appartiene alla piccolissima cerchia degli eletti, anche nella new economy e nelle sue invenzioni e illusioni. Marzo è il mese della poesia quindi non possono mancare due titoli che hanno al centro la letteratura operaia e la poesia: “La gente e altre seccature” di Judith Viorst e “Si dovrebbe insomma pensare a dei poeti operai. L’esperienza della rivista abiti-lavoro /1989-19939”. Per quanto riguarda il tema del lavoro questo mese proponiamo: “Quaderni del Territorio. Dalla città fabbrica alla città digitale” che propone il pensiero operaista come esito del conflitto di classe, “Precari e precarie: una storia dell’Italia repubblicana” di Eloisa Betti che ricostruisce la parabola storica della precarietà del lavoro nell’Italia repubblicana. Infine “Working” di Studs Terkel che attraverso diverse interviste ci fornisce uno spaccato duro e poetico della vita lavorativa. “Come abitare la Terra” è invece una conversazione di Nicola Truong con Bruno Latour, filosofo, sociologo e antropologo della scienza che ci offre una straordinaria cassetta degli attrezzi per immaginare nuovi modi di esistenza e azione. “Cinquecento anni di rabbia. Rivolte e mezzi di comunicazione da Gutenberg a Capitol Hill” di Francesco Filippi che ci ricorda come chi controlla i mezzi di informazione domina il racconto pubblico e controlla il potere. “Storia del colonialismo italiano. Politica, cultura e memoria dall’età liberale ai nostri giorni” di Valeria Deplano e Alessandro Pes ci racconta invece come il colonialismo si è intrecciato con la storia d’Italia dall’Ottocento alla Seconda guerra mondiale, proiettando la propria ombra fino ad oggi. Concludiamo con un romanzo, o meglio, una raccolta di racconti “Fammi un indovinello” di Tillie Olsen diventato un classico della letteratura nordamericana del Novecento.
Ecco, dunque, i libri del mese:
Precarie e precarie: una storia dell’Italia repubblicana (Eloise Betti, Carocci, 2019)
Il volume ricostruire per la prima volta la parabola storica della precarietà del lavoro nell’Italia repubblicana. Dibattiti e azioni politico-legislative sono esaminate parallelamente all’evolversi della percezione e delle lotte di precari e precarie che, dalla posizione di marginalità degli anni Cinquanta, sono oggi al centro di una rinnovata riflessione e mobilitazione sul lavoro. Grazie alla prospettiva storica e di genere, il libro sfata il mito del lavoro precario come problema contemporaneo, fornendo gli strumenti per comprendere i processi di precarizzazione degli ultimi sessant’anni, vecchie e nuove forme di precarietà, il ruolo degli attori sociali. L’autrice ripercorre le principali fasi della storia della precarietà: dalla sua scoperta negli anni del boom economico alla sua normalizzazione negli anni della crisi globale.
Cinquecento anni di rabbia (Francesco Filippi, Bollati Boringhieri, 2024)
Nel cinquecento, l’invenzione di Gutenberg, la stampa a caratteri mobili, fu il motore inconsapevole di una rivoluzione. La rabbia sociale che ne esplose assunse una forma nuova e organizzata, da cui scaturì la Guerra dei contadini, alla fine repressa nel sangue nel 1525. Da allora il mondo non fu più come prima; da quel momento il potere iniziò a occuparsi dei mezzi di informazione per poterli imbrigliare e rendere innocui. Cinque secoli dopo è accaduto qualcosa di molto simile. È il 6 gennaio 2021 una folla inferocita, composta in maggioranza di uomini bianchi, dà assalto al Congresso degli Stati Uniti, a Capitol Hill. La rabbia popolare quel giorno viene incanalata e organizzata dagli social media. In entrambi i casi un nuovo mezzo di comunicare, sfuggito ai filtri del potere, porta in superficie la rabbia di chi si sente escluso dalla narrazione dominante.
La gente e altre seccature (Judith Viorst, Einaudi, 2023)
Le seccature di cui parlano le poesie di Judith Viorst sono quelle della vita quotidiana brillantemente mescolate ai problemi sociali e politici e alla presa in giro delle mode. La Viorst riprende l’antica tradizione dei ritratti di tipi umani e così i suoi versi disegnano il personaggio della donna che mette via sempre qualche soldo ogni giorno, o l’uomo che non presta mai niente a nessuno o la coppia che prova a seguire i dettami del politically correct. Tutti questi caratteri hanno un aspetto caricaturale ma vengono raccontati anche attraverso l’educazione che li ha formati, il martellamento delle convenzioni sociali che sono il vero oggetto della satira. In una poesia Viorst dice che a volte si sente femminista e a volte o. E questa libertà di essere contradditoria va di pari passo con la presa di distanza da tutti i luoghi comuni.
Working (Studs Trekel, Marietti1820, 2024)
Quando è stato pubblicato per la prima volta, nel 1974, questo libro è diventato subito un bestseller, e pochi mesi dopo è diventato uno show di Broadway. Per i decenni ha ispirato generazioni di lettrici e lettori, di studiose e studiosi. Persino Barack e Micelle Obama, nel 2023 hanno ammesso di aver preso spunto da questo testo per girare la docuserie Netflix Working, dedicata alle condizioni di lavoro nell’America contemporanea. Vincitore del Premio Pulitzer nel 1985, Studs Terkel in questo libro intervista un pompiere, una casalinga, un conducente di autobus e una cameriera, un sindacalista e una sex worker, un musicista jazz e il proprietario di una fabbrica, un allenatore di football e un’insegnante, oltre e più cento altre persone. Come rivela l’analisi di Francesca Coin, il risultato è uno spaccato duro e poetico della vita di chi lavora. In un’epoca che nasconde i volti e le voci delle persone che mandano avanti la nostra società, Terkel strappa all’anonimato i protagonisti del nostro tempo e pone loro una domanda difficile. Qual è il senso del lavoro che facciamo?
Quaderni del territorio (Alberto Magnaghi, DeriveApprodi, 2021)
La rivista “Quaderni del Territorio” è stata promossa negli anni Settanta da collettivi di architetti, urbanisti e ricercatori di diverse discipline operanti in molte università italiane, impegnati nella mobilitazioni sociali di quegli anni, che hanno declinato con rigore scientifico il pensiero operaista nell’interpretazione delle trasformazioni urbane e socio-territoriali come esito del conflitto di classe. Ne è emerso un vasto e approfondito affresco dei processi di ristrutturazione capitalistica del territorio a livello sia regionale (decentramento produttivo, fabbrica diffusa, terziarizzazione delle aree centrali) sia planetario (sistema globali di produzione, metropoli del comando e della tecno-finanza), della nuova composizione sociale del lavoro con lo sviluppo del lavoro autonomo e precario, dei grandi processi migratori nel Sud-est del mondo, delle crescenti povertà e delle nuove forme e obiettivi assunti dai conflitti, sempre più articolati al livello sociale e territoriale.
Storia del colonialismo italiano (Valleria Deplano e Alessandro Pes, Carocci, 2024).
Il colonialismo si è intrecciato con la storia d’Italia dall’Ottocento alla Seconda guerra mondiale e ha proiettato la sua ombra anche nel periodo repubblicano, fino ai giorni nostri. Muovendo dal più recente dibattito storiografico, il volume ricostruisce per la prima volta in maniera sistematica e sintetica la storia dell’espansionismo italiano in Africa in età liberale e durante il ventennio fascista e ripercorre le vicende delle sue eredità e implicazioni nell’Italia del secondo Novecento e del XXI secolo. Si raccontano non solo i progetti politici, le relazioni di diplomatiche, le operazioni militari, le violenze dell’occupazione, le leggi razziste, ma anche i movimenti di persone da e per l’Africa e il modo con cui la scuola, i libri, i film, la scienza e i monumenti hanno reso possibile l’espansione, contribuendo a costruire immaginari che influenzano ancora oggi le vite di milioni di donne e di uomini.
Fammi un indovinello (Tillie Olsen, Marietti 1820, 2024)
Pubblicati per la prima volta nel 1961, i racconti contenuti in Fammi un indovinello sono diventati un classico della letteratura nordamericana del Novecento. Un’opera snella ma potente che per la prima volta esplorava i temi vicini alle donne della working class, problemi comuni fin lì mai detti o rimasti inascoltati: la maternità delle madri single, il legame madre-figlia, il rapporto coniugale della vecchiaia, dentro un mondo narrativo che coglie senza indulgenza tutta la desolazione della realtà contemporanea, l’oppressione, la miseria, ma anche la forza positiva del ricordo, della ricerca del sé e della sua realizzazione. Con una scrittura sferzante e pungente, Tillie Olsen tratteggia con implacabile compassione e profonda pietà le storie di uomini e donne, vecchi e bambini, bianchi e neri colti nelle vicissitudini dell’esistenza.
Work. Il lavoro dalla A alla Z (Armin Greder, Orecchio Acerbo e ELSE, 2014)
“Armin Greder dopo averci dato almeno tre capolavori del disegno che scruta e 'legge', interpreta e illumina, temi centrali di oggi affronta ora il mondo contemporaneo, quello che ci appartiene o, meglio, a cui apparteniamo, e lo fa sotto il profilo della mutazione più radicale di tutte, che è pur sempre quella dell’economia. E dunque del lavoro, dei modi di guadagnarsi la vita, perché, sì, la vita deve sempre guadagnarsela chi non appartiene alla piccolissima cerchia degli eletti, anche nella new economy e nelle sue invenzioni e illusioni. Il 'taglio' dell’immagine focalizza un particolare e sceglie un colpo d’occhio, un’inquadratura, la simpatia o antipatia che a volte si fanno evidenti, l’uso accorto e parco del colore, la magistrale intelligenza nell’individuare il senso ultimo, il significato primo di una professione servono a comunicare l’angoscia di vivere in questo tempo e di temere che possano non esserci altri tempi o, se ci saranno, non migliori di questo ma certamente peggiori”. (dalla postfazione di Goffredo Fofi)
Come abitare la Terra (Bruno Latour, Einaudi, 2024)
Un desiderio di trasmettere, di spiegare. Di spiegarsi, anche. Riguardo alla coerenza di un pensiero che l’apparente dispersione e varietà dei soggetti affrontati aveva in parte mascherato. Bruno Latour, definito da “Le Nouvel Observateur” senza mezzi termini “l’intellettuale francese più influente del mondo”, si è concesso a questa serie di interviste con una semplicità, una gioia e una energia che sopraggiungono soltanto nei momenti in cui sappiamo che la vita, e soprattutto la vita della mente, si condensa. Una pace legata a un sentimento di urgenza, un’immanenza inseparabile dall’immanenza e dalla necessità di concentrare, riassumere, mostrare. Una preoccupazione per la chiarezza, un piacere della conversazione, un’arte dello spettacolo. Come se tutto si chiarisse mentre la fine si avvicina. Latour ci offre qui una straordinaria cassetta degli attrezzi per immaginare nuovi modi di esistenza e di azione. Un invito a “diventare terrestri”, dando prova di quell’empatia con la Terra che riteneva sempre più necessaria, perché “l’ecologia è la nuova lotta di classe”. E “perché i conflitti non sono soltanto sociali, ma geosociali”.
“Si dovrebbe insomma pensare a dei poeti operai” (Monica Dati, Tab edizioni, 2024)
Il volume ripercorre la storia della rivista di poesia “abiti-lavoro” (1980-1993), fondata e scritta esclusivamente da operai e considerata “il primo tentativo di dare forma organizzata alla letteratura operaia”. Attraverso un’ampia selezione di opere rimasta nell’ombra e avvalendosi di numerose memorie autobiografiche, il libro esplora il ruolo della poesia come strumento di emancipazione e riscatto, contribuendo alla comprensione dell’intreccio tra espressione artistica e lotta sociale e sottolineando l’importanza della cultura nel processo di liberazione, sia individuale che collettivo.
Come sempre questi e altri libri sono disponibili al prestito. Non occorre essere iscritti a nessuna rete bibliotecaria perché al momento del prestito se non siete registrati vi iscriviamo noi.
L’intero patrimonio della Di Vittorio è consultabile sul sito dell’OPAC SBN: https://opac.sbn.it/
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GLI ORARI DELLA BIBLIOTECA SONO: Lunedì-Venerdì: 8.45-12.30 Martedì e Giovedì: 8.45-12.30 e 13.30-15.45 |
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Mara