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Sanità

Corretti stili di vita aiutano a combattere la non autosufficienza

La prevenzione non è solo sanitaria

red Sembra che la vita possa riprendere dopo il devastante terremoto Covid-19. Un terremoto che ha lasciato tracce profonde (basti pensare alla perdita di mesi e mesi di scuola per bambini e ragazzi o alla vera e propria segregazione che hanno subito i ricoverati in casa di riposo o negli ospedali), ma ha anche impartito ammonimenti e lezioni di cui è bene non dimenticarsi appena voltata pagina. La prima lezione è la necessità di riformare il servizio sanitario per renderlo più vicino alle persone. La seconda riguarda gli stili di vita: tutti gli studi specialistici hanno confermato che pandemia e lockdown hanno spinto in direzione di un maggiore isolamento, di una paura del rapporto con gli altri, di una chiusura nella propria casa, ritenuta protettiva e sicura, in definitiva di una maggior solitudine, che inevitabilmente fa da premessa, soprattutto per gli anziani e per le persone con disabilità, ad un'accelerazione dei processi di non autosufficienza.

red È questo, in particolare, il risultato di un importante studio dell'Istituto superiore di sanità che ha documentato una serie comportamenti: la rinuncia a visite mediche e esami diagnostici per timore dei contagi o per sospensione dei servizi (28% degli intervistati, ma 52% degli intervistati con difficoltà economiche e 39% degli ultra 85enni); il "pensiero intrusivo", cioè il "pensiero ricorrente e doloroso legato all'esperienza vissuta" (23% degli intervistati); la rinuncia o il calo dell'attività fisica (il 27% è completamente sedentario, ma per gli ultra 65enni è il 43%).

red La lezione fondamentale che si trae da questi dati è proprio lo stretto legame esistente tra stili di vita (solitudine, isolamento, mancanza di attività fisica) e accelerazione della non autosufficienza. Per questo si è sviluppato l'interesse dei Comuni per le politiche di prevenzione non tanto e non solo sanitaria (gli screening, le vaccinazioni) ma per tutte quelle iniziative che favoriscono gli stili di vita sani, che contrastano solitudine e isolamento e aiutano a conservare più a lungo una vita autonoma e in buone condizioni di salute.

red Su questi temi il Comune di Bergamo ha avviato un percorso di ripensamento delle politiche sociali, avviando una serie di incontri con l'Università Bocconi e l'Università degli Studi di Milano. Naturalmente a queste materie sono interessati tutti i Comuni, anche se nella città la dimensione dei problemi è sicuramente maggiore, basti pensare che nel Comune di Bergamo ben il 46% dei nuclei familiari è composto da una sola persona, spesso anziana (il 34% degli anziani di Bergamo vive solo), mentre nei piccoli centri i legami sociali sono rimasti più vivi.

red La proposta presentata da questo gruppo di lavoro si basa su una classificazione degli anziani suddivisi secondo problemi comuni: una prima fascia, 65-74 anni, chiamata "silver-age" (età d'argento) raccoglie anziani autosufficienti; una seconda fascia, 75-84 anni, chiamata "fragili" è caratterizzata da autosufficienza in casa ma parziale non autosufficienza fuori casa (non autonomia nei movimenti) e spesso basta un piccolo infortunio per causarne la non autosufficienza; la terza fascia, quella dagli 85 anni in poi, ha un alto tasso di non autosufficienza e richiede interventi assistenziali. E infatti oltre il 70% degli utenti dei servizi assistenziali (Sad, Adi, pasti a domicilio, ecc.) è composto da anziani della fascia 85 e più, cui è destinata la grande maggioranza della spesa sociale.

red La novità principale di questo approccio per gruppi omogenei sta nel prendere atto che ben difficilmente le risorse pubbliche potranno essere in grado di far fronte alla crescente spesa dovuta all'aumento del numero di anziani non autosufficienti e finalmente si comincia a pensare alla prevenzione, ad investire cioè sulla prima fascia, i "silver age", per allontanare nel tempo la caduta nella non autosufficienza. Le ricette proposte sono molte e vanno da una nuova politica della casa e dell'abitare assistito (un tema su cui si è formata e sta lavorando l'associazione "Abitare le età"), a politiche che incentivino la vita attiva degli anziani: mantenere legami e contatti, interessi e partecipazione alla vita sociale, movimento e cura del corpo, impegno culturale; praticamente è il programma su cui è nata e continua ad operare la nostra Terza università.

red Un programma complesso, che richiede, per esempio, un investimento sui trasporti, per favorire la partecipazione di persone anziane a spettacoli musicali e teatrali o a iniziative culturali, oppure sui servizi di assistenza domestica per persone sole (pasti, lavori domestici, disbrigo di pratiche...), o anche per assistenza all'utilizzo delle tecnologie informatiche, che sono certamente un aiuto a contrastare l'isolamento (pensiamo solo a quanti hanno imparato ad usare pc e cellulari per videochiamate con figli e nipoti, che sempre più lavorano all'estero). Le proposte del gruppo di lavoro prevedono percorsi innovativi anche sulle forme di finanziamento e di compartecipazione alla spesa necessarie, per far sì che di proposte realistiche e realizzabili si tratti e non di fiabe.

red Una interessante base di partenza per cominciare a combattere davvero la non autosufficienza.

Orazio Amboni
Dal periodico "Spi-Insieme"
Bergamo, marzo-aprile 2022