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Previdenza e assistenza

Pensioni di reversibilità - posizione unitaria e nota esplicativa

 

I sindacati dei pensionati di Bergamo: "inaccettabile che, invece di affrontare i problemi aperti, si decida di continuare a considerare l'Inps come un bancomat"

red "Il Governo torna alla carica sulle pensioni, questa volta in materia di 'reversibilità', con un disegno di legge depositato in Parlamento in questi giorni" hanno commentato oggi in una nota unitaria le segreterie provinciali di SPI-CGIL, FNP-CISL e UILP-UIL di Bergamo.
"Ci si aspettava una convocazione per discutere le argomentate richieste che abbiamo presentato come organizzazioni sindacali, per correggere almeno in parte i gravi e ingiusti tagli operati dal Governo Monti. Era ed è urgente riattivare la reale difesa del potere d'acquisto delle pensioni in essere. È del tutto necessario ridisegnare il sistema per meglio garantire i giovani che rischiano di arrivare alla pensione con redditi da fame. Va poi ricostruita una flessibilità in uscita che tuteli i lavoratori a partire dai lavori precoci e usuranti.
Non è accettabile che, invece di affrontare i problemi aperti, si decida di continuare a considerare l'Inps come un bancomat a disposizione del Governo ogni volta che c'è bisogno di fare cassa".

Bergamo, 15 febbraio 2016


 

A questo proposito, riprendiamo da FB una nota (TAGS Davide Baruffi, pensioni, reversibilità) che, nel prendere posizione, ben riassume i termini della questione.

red La polemica di questi giorni sul problema delle pensioni di reversibilità è comprensibile ma poco utile a capire veramente dove sta il problema e come risolverlo. Andiamo per ordine, dicendo anzitutto che stiamo parlando di un disegno di legge per il contrasto alla povertà, atteso da tempo e che risponde in modo corretto a un'esigenza sociale molto forte. Dunque stiamo parlando di una buona legge. La legge di stabilità ha messo in campo 1,6 miliardi di euro nel biennio 2016 – 2017 per finanziarla: non saranno sufficienti a fare tutto – e infatti è stata individuata la priorità di famiglie povere con minori – ma sono risorse importanti e aggiuntive. Dunque una legge ben finanziata. Quanto al percorso e allo strumento legislativo utilizzato, occorre precisare che si tratta di una legge delega (non di un decreto, come detto da più parti) e siamo quindi alle primissime battute: il testo, licenziato dal Governo e trasmesso oggi alla Camera (A.C. 3594), dovrà essere approvato dai due rami del Parlamento; poi dovranno essere emanati dal Governo i decreti legislativi che, una volta esaminati dalle commissioni parlamentari, saranno infine approvati in via definitiva. Dunque la legge sarà operativa tra alcuni mesi: non c'è nessuna casa che brucia.
Ciò detto, c'è un punto specifico della delega, quello delle pensioni di reversibilità, che ha attirato i riflettori e innescato reazioni a catena. Vediamolo nel dettaglio per come è. Il testo della legge, alla lettera b) del 1 comma, all'art. 1, dice che uno dei decreti legislativi dovrà realizzare "la razionalizzazione delle prestazioni di natura assistenziale, nonché di altre prestazioni anche di natura previdenziale, sottoposte alla prova dei mezzi", per poi aggiungere al comma 3 dello stesso articolo 1 che il Governo dovrà attenersi a questi principi: "la razionalizzazione delle prestazioni di cui al comma 1, lettera b), superando differenze categoriali e introducendo in via generale princìpi di universalismo selettivo nell'accesso, secondo criteri unificati di valutazione della condizione economica in base all'indicatore della situazione economica equivalente (ISEE), eventualmente adeguati alla specifica natura di talune prestazioni". Chi poi ha letto la relazione che accompagna il disegno di legge trova conferma del problema laddove si chiarisce e si esplicita che "Le principali prestazioni di natura assistenziale, ovvero di natura previdenziale ma comunque sottoposte alla prova dei mezzi sono: assegno sociale, pensione di reversibilità, integrazione al minimo, maggiorazione sociale del minimo, assegno per il nucleo con tre o più figli minori" – per poi aggiungere – "Con riferimento all'anno 2015, i beneficiari delle prestazioni e la relativa spesa sono stati: (...) pensione di reversibilità: beneficiari vigenti 3.052.482; spesa totale 24.152.946.974 euro". Va però subito aggiunto, per completezza, che alla lettera b), comma 3 dello stesso art. 1 si precisa come "l'applicazione dei requisiti previsti in esito alla razionalizzazione di cui alla lettera a) a coloro che richiedono le prestazioni dopo la data di entrata in vigore dei decreti legislativi di cui al comma 1".
Il problema dunque esiste: non si è trattato di una capziosa interpretazione nata da infondate indiscrezioni giornalistiche, ma di una indicazione reale contenuta nel testo del disegno di legge e confermata dalla relazione redatta dal Governo. Ho voluto riportare fedelmente il testo perché sia chiaro da dove nasce il problema ma credo occorra ricapitolare: con un futuro decreto legislativo il Governo è incaricato di reperire ulteriori risorse per il contrasto alla povertà, razionalizzando le attuali prestazioni sia di natura assistenziale che di natura previdenziale (le pensioni di reversibilità, dice la relazione) attraverso lo strumento dell'Isee. Precisando infine che non saranno toccate le pensioni in essere, ma ci si concentrerà solo su quelle future.
Se la preoccupazione è giustificata – le smentite di Poletti e Padoan sono risultate poco efficaci – mettere in allarme le vedove è sbagliato quanto dire che si tagliano le pensioni per finanziare le unioni civili. Se un problema esiste ed è serio, ingigantirlo ulteriormente o mescolarlo con altre questioni non solo non aiuta a risolverlo, ma genera ancor più confusione.
Andiamo infine al cuore della questione: assistenza e previdenza sono cose diverse, metterle insieme è un errore grave da molti punti di vista. Le misure di assistenza sono finanziate con la fiscalità generale e sono rivolte a chi ha un bisogno specifico, per accedere al quale deve rispondere quindi a determinati requisiti; viceversa le misure previdenziali sono a carico di chi versa i contributi e poi se li vede successivamente restituiti come pensione. Ecco perché è un errore aver messo nella delega le pensioni di reversibilità.
Cosa occorre dunque fare adesso? Quando c'è un errore non lo si smentisce, lo si corregge. Senza allarmismi, ma senza tentennamenti. Per farlo, tra l'altro, è sufficiente cancellare dalla delega le parole "anche di natura previdenziale". In modo da rimettere le cose in ordine e poterci concentrare sui contenuti positivi e innovativi di una legge che finalmente si occupa di contrasto alla povertà.

Bergamo, 20 febbraio 2016