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Sanità

Le tendenza della sanità bergamasca secondo i dati del bilancio Ats


asl-bg-ridred I bilanci dell'Agenzia di tutela della salute (Ats) offrono l'occasione per uno sguardo non tanto sui conti, quanto piuttosto sullo stato di salute della popolazione così come viene presentato nella "Relazione del Direttore generale" che raccoglie i contributi dei vari settori e dipartimenti dell'Agenzia. Di recente è stato presentato il bilancio di previsione 2023 ed è, dunque, l'occasione per vedere quali risposte vengono fornite ai bisogni e alle domande che tutti ci poniamo dopo la terribile esperienza della pandemia. I problemi più sentiti sono facilmente individuabili: è finalmente superata l'emergenza? Il servizio sanitario è ora in grado di proteggere la popolazione da nuove possibili epidemie? È risolta l'emergenza della mancanza di medici e infermieri? Si riesce ora a recuperare, senza ricorrere al privato a pagamento, l'enorme numero di prestazioni sanitarie arretrate, rimaste bloccate a causa del Covid?

Chi, leggendo il testo del bilancio, si aspettasse delle risposte a queste domande, resterebbe deluso. Invece che una descrizione dei progetti e degli impegni per il futuro, cioè per 2023, la delibera del Direttore generale è rivolta al passato recente, al 2022: è prevalente, infatti, la puntigliosa descrizione delle attività svolte in applicazione delle varie delibere regionali, come se lo scopo del bilancio preventivo non fossero le scelte da fare, ma solo il dimostrare la fedeltà politica alla giunta lombarda. Nulla si dice sulle liste d'attesa, sui Comuni senza medico, su strategie per superare le carenze di personale. Anzi, per i medici di medicina generale vengono stanziate meno risorse. Nessun impegno quindi?

red La situazione epidemiologica

Molti dati vengono presentati su malattie e mortalità. L'indice di mortalità generale per la provincia di Bergamo è di 9,4 per 1.000 abitanti, inferiore all'indice medio regionale (10,9) e a quello nazionale (12,0).

Le prime 10 patologie principali dei malati cronici nella nostra provincia, sono: ipertensione arteriosa, 87.994 pazienti (22,5%); ipercolesterolemie familiari e non, 34.977 (8,9%); diabete mellito tipo 2, 29.052 (7,4%); neoplasia attiva, 21.936 (5,6%); cardiopatia ischemica, 19.535 (5%); asma, 19.154 (4,9%); bpco (broncopneumopatia cronica ostruttiva), 18.554 (4,7%); miocardiopatia aritmica, 16.788 (4,3%); neoplasia follow-up, 14.708 (3,8%); ipotiroidismo, 12.383 (3,2%).

Una classificazione che, con piccole variazioni, è costante da anni. Non si può non sottolineare come, tra le patologie più diffuse, ve ne siano alcune direttamente collegabili a "determinanti sociali" come alimentazione, qualità dell'aria e dell'ambiente, lavoro, stili di vita: tutte variabili su cui possono incidere di più le scelte politiche, anche delle amministrazioni locali (aumentare la dotazione di parchi, palestre, impianti sportivi, riduzione dell'inquinamento...), che l'organizzazione del servizio sanitario.

Purtroppo, anche in materia di prevenzione, ha un peso negativo la mancanza di medici di medicina generale. L'Ats ha infatti affidato loro compiti di informazione e sensibilizzazione della popolazione. Secondo la relazione al bilancio, hanno subito un netto calo i tassi di adesione allo screening mammografico (sceso dal 73,96% del 2019 all'attuale 66,18%) e allo screening del colon retto (sceso dal 60,52% all'attuale 58,74%).

red Per quanto riguarda la mortalità per tumori nel periodo 2018-2020 il quadro è il seguente.

Per i maschi: tumori di bronchi e polmoni, 1.151 decessi (21,1% del totale dei morti per tumore); del colon-retto 463 (8,5%); del pancreas 447 (8,2%); del fegato 444 (8,1%); dello stomaco 406 (7,4%); della prostata 401 (7,3%).

Per le femmine: tumori della mammella, 661 decessi (15%); di bronchi e polmoni 600 (13,6%); del pancreas 419 (9,5%); del colon-retto 397 (9%); dello stomaco 274 (6,2%); del fegato 241 (5,5%).

L'incidenza della mortalità per tumori è in calo, attorno al tasso di 300 per 100.000 abitanti, tasso che si è dimezzato dal 1999 ad oggi. Sarebbe stato utile però pubblicare i dati anche in rapporto alle altre province lombarde, per fornire utili informazioni agli operatori dell'assistenza sanitaria e sociale. I dati pubblicati dalla Regione (2017) infatti danno Bergamo come la seconda provincia lombarda, dopo Brescia, con il tasso più alto di patologie tumorali.

Purtroppo, se la mortalità per tumori tende a rallentare, si registra invece una crescita di "numerosi focolai di malattie infettive che hanno impattato notevolmente sulla salute pubblica": il testo si riferisce a tossinfezioni alimentari legate al Norovirus con sintomi comuni alle gastroenteriti, cui ha fatto seguito anche un aumento dei casi di listeriosi (altra infezione dovuta a cibi contaminati).

red Calano i posti letto negli ospedali pubblici
I posti letto negli ospedali pubblici bergamaschi sono 2.496. Nel bilancio del 2017 erano 2.546, con un calo quindi di 50 posti letto. I posti letto accreditati e a contratto (cioè a pagamento da parte del servizio sanitario regionale) nella sanità privata sono ora 1.544 mentre nel 2017 erano 1.535. Non sono differenze enormi, ma sono comunque indicative di una tendenza, particolarmente marcata in Lombardia, alla riduzione dell'offerta pubblica a vantaggio di quella privata.

red Le Rsa
I posti letto "accreditati", cioè che hanno i requisiti tecnici e di personale per convenzionarsi con il servizio sanitario regionale, sono 6.259. Ma non tutti sono "a contratto", cioè effettivamente convenzionati col servizio sanitario: solo 5.470 sono i posti letto "contrattualizzati", quelli cioè in cui la Regione paga circa il 50% della retta. La differenza di 789 posti è utilizzata dalle Rsa per i ricoveri a totale pagamento dei ricoverati: di solito per alcuni mesi, finché non diventano disponibili posti letto contrattualizzati. Cinque anni fa i posti non contrattualizzati erano 670: un indicatore, anche questo, di una spinta verso la privatizzazione dei servizi.

La relazione al bilancio riporta anche informazioni sull'esperienza della "Rsa aperta", cioè una Rsa con un'organizzazione più flessibile, che prevede anche interventi al domicilio dell'assistito. Un modello organizzativo che ha incontrato un'adesione elevata da parte delle famiglie dei pazienti, ma che è tuttora sottofinanziato, al punto che numerose Rsa "hanno registrato una iperproduzione", cioè sono andate oltre il budget prefissato e riceveranno quindi un rimborso ridotto dalla Regione. In un bilancio di previsione che dovrebbe indicare programmi e strategie per l'anno 2023, questa sarebbe stata una voce da premiare e finanziare sufficientemente.

Orazio Amboni
Dal periodico "Spi-Insieme"
Bergamo, marzo-aprile 2023